Caldo, sfaccettato, in continua mutazione, mai uguale ad un altro, è il corpo. Imperfetto e attraente, segnato da tempi e misteri. Antonella Davoli lo osserva da anni nella ricchezza dei suoi particolari.

Con uno sguardo da medico, ne studia i complessi meccanismi interni, per curarlo e mantenerlo sano. Con sguardo d’artista, ne studia la forma, la superficie, la luce, per renderlo eterno. Da donna, vede ciò che nasconde e ne cerca la perfezione.

Antonella Davoli, nata a Cavriago, oggi vive e lavora a Reggio Emilia, dove si impegna nella sua professione di medico. Ma appena può fugge da analisi e cure, per dedicarsi alla sua passione, lasciare liberi istinti e moti creativi, inebriarsi del profumo di tempere ed olii e permettere che la sua mano si muova leggera sulla tela.

Su sfondi neri come le tenebre campeggiano così privi di imperfezioni da sembrare antiche divinità tornate fra noi. La ricerca artistica di antonella Davoli si è da sempre incentrata sulla resa del corpo umano, nel suo divenire e, soprattutto, nel suo non essere mera forma, ma contenuto di anima e sentimenti, di gioie e turbamenti. Solo attraverso di esso, del suo cambiare espressioni e pose, leggiamo la felicità di un bambino nel mangiare il gelato, lo spavanto per l’imprevisto, la preoccupazione per il futuro imminente e l’inquietudine dell’attesa.

L’artista cattura le espressioni, talvolta impercettibili, di quei corpi, del loro viso e dei loro gesti, quanto basta per rivelarne i moti interiori. Lei ha scelto di compiere quel passo in più nella ritrattistica che Caravaggio fece per primo, rivoluzionando l’intera storia dell’arte. La sua innovazione risuonò così intensamente nel mondo dell’arte che da ogni parte d’Europa gli artisti vennero a Roma per spiarne la opere. Davoli lo segue fedele, e come tanti ragazzi morsi da ramarri, i suoi soggetti non sono colti in pose ieratiche e pulite, ma in movimento, sorpresi, assolutamente naturali. La bocca semiaperta, la fronte corrucciata, il colle teso, la spalla alta, nuda e girata di scatto, gli occhi sgranati e le braccia abbandonate o appena piegate. Ma se il Merisi guardava la realtà in tutti i suoi aspetti più bui e per lui Bacco era, quindi, anche malato, Davoli ne riporta solo la parte migliore, Spesso, però, i suoi ritratti sono tagliati per fasce orizzontali e variamente sfalsate.

Davoli ci costringe così a seguire il suo percorso, a non fermarci a guardare l’insieme, la bellezza del tutto, ma a soffermarci con maggiore attenzione nei particolari.

Quegli occhi grandi e cerulei, quasi grigi, appartengono a quelle morbide e rosse labbra, insieme rendono il viso di una rara bellezza, ma da soli fanno smarrire i nostri pensieri.

Portofranco a cura di Vittorio Sgarbi
luglio 2014