Il problema fondamentale dell’artista è quello dello spazio dell’immagine: ed è il problema di sempre della pittura che deve confrontarsi con uno spazio matematico.
Lo sfondo dei quadri consiste spesso in stesure cromatiche uniformi, che chiudono la finestra albertiana e suggeriscono piuttosto un avanzare delle strutture dipinte al di qua della superficie.
Talora ci troviamo di fronte a spazi articolati, con esplicite indicazioni a un protendersi della figurazione oltre la tela, che torna così ad alludere, aprendosi, a una realtà tridimensionale, al di là, appunto, della convenzionale “intersecazione della piramide visiva”.

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Frequentemente la serrata dislocazione delle forme sul piano, con volumi che si intrecciano, sovrappongono, degradano, provocando scorci e spessori, relegano il piano.sfondo a un remoto indistinto infinito, che perde i caratteri occlusivi e non contraddice il plastico proporsi dei volumi.
Si ricava un’impressione di serenità e di larghezza, di spontaneità, che nasconde molteplici possibilità di lettura che si aprono l’una nell’altra, o si confondono fra loro: le opere sono espressione di una sorta di rinascita, rinnovamento che trova riscontro nel vissuto dell’artista.

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Si può parlare di “geometria animata” per la singolare ambiguità figurale che si può intendere, nel costante inganno ottico, come frutto di un’estetica astratizzazione, ma anche come pittura oggettiva.
La retta serve non di rado a definire spazialità circolari, concave o convesse: questi andamenti ondulatori attribuiscono alla struttura formale la capacità di proiettarsi oltre la tela, di continuare idealmente nello spazio, accompagnando l’occhio verso altre dimensioni non visibili, intuibili e consapevolmente estensibili.
Le superfici si alternano a piani squadrati che sigillano la forma, curve flessuose che le modulano, riplasmando in modi sempre vari e nuovi, come in una inesauribile catena anch’essa “organica” e generante invenzioni, lo stsso tema della stratificazione geologica i della crescita biomorfica, della scissione e della clonazione delle forme o delle loro riaggregazioni.
Vi è un succedersi ritmico di volumi aperti e richiusi, sparsi e annodati, sempre riassunti in ideali circolarità e in reciproci. speculari rimandi, di largo ed espando respiro. Nei volumi si incuneano capaci asole e fosse e a volte si aprono dei vuoti. All’interno della masse scavate e da un apice all’altro dei protesi archi plastici vengono talvolta inserite delle corde che creano un contrappunto dinamico e una vibrazione chiaroscurante quasi un’allusiva sonorità musicale. Si può ravvisare una primordialità, una suggestiva forza cieca, che individuano quella sotterranea “vena espressionista” istintiva, che permane come una orza irrisolta e latente.
Si ha l’impressione di grandi masse immerse nel vuoto dello spazio atmosferico, di grandi compressioni, di spinte i n movimento lento e costante, possente.
L’artista ha abbandonato l’orizzonte tradizionale dell’arte in nome della libertà come punto irrinunciabile. E’ stata abbandonata programmaticamente ogni regola compositiva tramandata e sono state esplorate nuove regioni espressive.

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